Camera, Coll. Parlamentari: Irregolarità in Parlamento ora sono certificate

(AGENPARL) – Roma, 02 ott 2017 – 

“Il caso raccontato ieri sera dalla trasmissione Le Iene riguardante gli abusi del deputato Mario Caruso su una collaboratrice parlamentare è di una gravità assoluta ed è doveroso che il Parlamento appuri e sanzioni ogni violazione e aggiramento delle – invero scarne – regole vigenti. ” Con queste Josè de Falco per l’Associazione Italiana Collaboratori Parlamentari, commenta il servizio di Filippo Roma andato in onda su Italia 1.

Le Iene  – continua De Falco – hanno gettato luce su tre aspetti inequivocabili: alla Camera dei deputati è possibile ancora lavorare senza contratto e sono praticate modalità di aggiramento delle norme contro le assunzioni di parenti che nulla hanno a che fare con la funzione del collaboratore parlamentare. Il tutto aggravato da una sostanziale sentimento di impunità che poggia impropriamente sulle “guarentigie” degli organi costituzionali. Tutto questo dovrebbe portare le istituzioni ad intervenire su uno scandalo che l’Associazione Italiana dei Collaboratori Parlamentari denuncia da anni e che la Presidenza della Camera e i Questori si sono sinora rifiutati di affrontare, come non l’ha fatto tra l’altro il Senato.

Mentre in Francia lo scandalo dei collaboratori è stato uno dei temi più importanti della campagna elettorale per le presidenziali, in Italia le istituzioni preferiscono la strategia del muro di gomma e del silenzio. Il tema viene rimbalzato tra le commissioni parlamentari, con una discussione su una legge che non vedrà mai la luce, e i deputati Questori, che dietro la ritornello del contenimento delle spese, nulla di concreto fanno o propongono, lasciando immutate le condizioni perché si realizzano situazioni come quella raccontata dalle iene. Tutto potrebbe essere risolto in Ufficio di Presidenza con una decisione che uniformi la condizione dei Collaboratori Parlamentari a quella di tutti gli altri Parlamenti europei.

Non c’è “fine legislatura” che tenga, per non riconoscere l’urgenza di un intervento delle Camere. Alla nostra collega che ha dovuto subire tali abusi ed ha scelto di non lasciare che fosse una questione privata ma uno strumento di lotta per quanti come i collaboratori parlamentari lottano per il riconoscimento professionale da troppo tempo negato va la  nostra solidarietà.  

In ogni caso confidiamo che, più delle Istituzioni, siano gli elettori a sanzionare nelle urne comportamenti inammissibili quali quelli ascrivibili ai protagonisti di questa grottesca vicenda.”