I collaboratori parlamentari nella discussione del Bilancio interno del Senato 2024
Con piacere riportiamo un estratto dallo stenografico della seduta d'Aula del Senato del 29 novembre 2024 in riferimento al tema della disciplina dei collaboratori parlamentari.
Lo stenografico integrale è reperibile a questo link.
Senato della Repubblica
Legislatura 19a
Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 247 del 28/11/2024
Discussione congiunta e approvazione dei documenti:
(Doc. VIII, n. 3) Rendiconto delle entrate e delle spese del Senato per l’anno finanziario 2023
(Doc. VIII, n. 4) Progetto di bilancio interno del Senato per l’anno finanziario 2024
NASTRI, senatore Questore. […] Per quanto riguarda gli impegni presi con gli ordini del giorno approvati nella precedente sessione di bilancio interno, il Collegio dei Questori ha completato l’istruttoria sulla disciplina del trattamento economico dei collaboratori dei senatori in relazione all’attività svolta. Annunciamo oggi una nuova delibera, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2025, per disciplinare il rapporto di lavoro tra senatore e collaboratore e il conseguente trattamento economico in relazione all’attività svolta.
Permettetemi di dire che questo è un primo passo fondamentale per restituire dignità sociale ai collaboratori parlamentari, non solo tutelando i loro diritti, ma anche riconoscendone il ruolo di pilastro del sistema democratico. (Applausi). È un primo passo. […]
MELONI, senatore Questore. […] Vorrei solo rimarcare un punto, che mi sembra interessante (l’ha già citato il collega Nastri): finalmente si introduce la disciplina dei contratti dei collaboratori, un passo in avanti molto importante. Così come è molto importante il fatto che il Consiglio di Presidenza, nell’approvare ieri la delibera che aveva appunto questo punto come oggetto, abbia disciplinato in via sperimentale in maniera più semplice e flessibile questo rapporto, per pochi mesi, perché entro sei mesi noi vorremmo - come descrive molto bene e come ci richiama a fare la delibera - giungere a una definizione più complessiva e completa dei compiti e dei diritti di tutte le persone che collaborano con noi, con le senatrici e i senatori di questa Assemblea, stabilendo il contratto collettivo nazionale di riferimento, il numero minimo di ore, i compensi minimi, insomma tutto ciò che costruisce, attorno al lavoro dei collaboratori dei parlamentari, un set di diritti che renda pienamente merito ad una professionalità assai preziosa, se non decisiva per il lavoro di tutti noi. Grazie a tutti del contributo, anche ai colleghi che vorranno intervenire.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). […] Approfitto di questa occasione per rubare all’Assemblea soltanto due o tre minuti, per dire che le notizie che il collega Nastri ci ha dato sui nostri collaboratori parlamentari sono incoraggianti. Credo che noi dobbiamo restituire il senso dell’importanza di questo luogo e non concentrarci soltanto su quanto il Parlamento costi, ma soprattutto su quanto il Parlamento produca, cioè su quali siano la sua efficienza, la sua produttività, la qualità del suo lavoro. (Applausi).
Tanto per avere un’idea di cosa succede nel mondo, mi sono permesso di andare a recuperare i dati del Congressional Research Service, che sarebbe l’ufficio studi del Senato degli Stati Uniti, dove ci sono soltanto 100 senatori. Noi siamo reduci da quella che io considero una sciagurata riduzione del numero dei parlamentari, perché si diceva che 315 senatori erano troppi e che 200 andavano bene. I senatori gli Stati Uniti sono 100 e hanno una cosa che si chiama Senators’ Official Personnel and Office Expense Account, che sarebbero le spese per l’esecuzione del mandato.
Le spese per l’esecuzione del mandato del nostro bilancio del Senato ammontano in tutto a 10,5 milioni per tutti noi. Quanto prende per le spese per l’esecuzione del mandato un senatore degli Stati Uniti? Una media di 3.738.775 dollari a testa. La somma totale per le spese di esecuzione del mandato degli Stati Uniti è di 449 milioni di dollari: le spese di tutto il Senato della Repubblica sono 575 milioni di euro. Il Senato degli Stati Uniti spende, solo per le spese di esecuzione del mandato, quasi quanto spendiamo noi tutti, avendo il doppio dei senatori. E ricordate anche che negli Stati Uniti ci sono i senati statali, quindi i senatori federali hanno delle competenze che riguardano soltanto alcune questioni, mentre noi ci occupiamo di tutto.
Voglio darvi un’idea ancora più approfondita, poi davvero mi fermo. Per administrative and clerical assistance allowance, cioè per i collaboratori veri e propri, i senatori degli Stati Uniti hanno una somma che viene stabilita sulla base della popolazione dello Stato e che parte da 2,798 milioni di dollari, se rappresentano uno Stato che ha meno di 5 milioni di abitanti (quindi, i senatori eletti in Lombardia che rappresentano 10 milioni di abitanti, dovrebbero prendere il doppio in linea di massima e invece no), mentre la somma massima è di quasi 4,5 milioni. Poi hanno diritto a 508.000 dollari a testa per i loro uffici legislativi, mentre ci sono altre spese che sono per i viaggi, eccetera.
Dico questo perché si sta riaprendo in questi giorni la discussione sui costi della politica, però io vorrei dire che noi dovremmo avere il ruolo dei terminali di un lavoro di squadra. È chiaro che ci occupiamo dell’universo mondo, ciascuno di noi e nelle varie Commissioni, e sappiamo che tutto lo scibile umano arriva sui nostri tavoli. Auspico che un giorno torneremo finalmente a dare dignità al lavoro che si fa qui, che è un lavoro importante, perché poi noi incidiamo sulla vita delle persone. Una legge scritta male è una legge che produce effetti nel mondo; dunque, dare gli strumenti alla politica per poter consegnare un prodotto finale, cioè leggi fatte in modo corretto e ovviamente assoggettarsi anche a una valutazione severa sulla propria efficienza, credo che sia molto importante. Ripeto: non è una questione di status del Parlamento, ma è dotare il nostro Paese e la nostra Repubblica, di strumenti funzionanti, perché poi le cose che facciamo - come dicevo - incidono sulla vita dei cittadini.
Quindi, votiamo sicuramente a favore, ma non abbiamo paura di affrontare a viso aperto il tema della produttività, dell’efficienza e dell’efficacia della politica, perché - non bisogna vergognarsene - questo è il luogo della massima rappresentanza democratica del Paese ed è anche il luogo dove si prendono decisioni che toccano la vita di tutti i nostri concittadini. (Applausi).
MAGNI (Misto-AVS). […] Anch’io penso che dovremmo cercare - su questo, per esempio, mi trovo molto d’accordo su quanto detto prima - di intervenire su una delibera, ad esempio nel rapporto di lavoro con i cosiddetti collaboratori. Credo che noi dobbiamo dare il massimo di trasparenza.
La prima cosa, nella trasparenza, è che chi collabora con i senatori e le senatrici sia pagato non solo in modo equo, ma anche in modo preciso e regolare e che siano rispettati tutti i crismi da questo punto di vista, perché è un messaggio che noi dobbiamo dare. Questo vale anche per i lavoratori e per le lavoratrici che lavorano qui dentro e non sono dipendenti, ad esempio, né dai parlamentari, né dal Senato, ma danno il loro apporto per far funzionare la macchina del Senato. Questo vale sia per chi fa le pulizie, sia per chi fa le riparazioni e per tutti quei soggetti che sono chiamati a dare il loro contributo. Per questo ho apprezzato e apprezzo il ragionamento che si vuole fare, anzi vorrei che accelerassimo sostanzialmente questa discussione e vedessimo di dare un messaggio, perché tutti noi abbiamo una necessità, indipendentemente dalle opinioni che qui rappresentiamo, ovvero di ripristinare un rapporto di fiducia in particolare con la società e chi meglio dell’Assemblea del Senato può contribuire a dare un messaggio in questa direzione? Credo che ciò sia molto importante e quindi, nel ribadire il voto favorevole del mio Gruppo, esprimo un ringraziamento a tutti coloro che hanno realizzato questo risultato. (Applausi).
PATUANELLI (M5S). […] Ci sono alcuni elementi qualificanti che voglio ricordare, a partire dalla garanzia della dignità del lavoro dei collaboratori parlamentari, che sono fondamentali e devono avere tutele e garanzie retributive. Vi è poi il tema dell’attenzione alle ditte esterne: non è accettabile che vi siano condizioni di lavoro non certe, non garantite, non dignitose per chi svolge al Senato, come esterno, la propria prestazione di lavoro.
Per quanto riguarda il tema del risparmio, è evidente che in questi anni è stata fatta un’operazione, legata anche, ovviamente, al taglio del numero dei parlamentari, di riduzione dei costi dell’Amministrazione, che in percentuale non sembra così elevato, ma che in realtà deve considerare il fatto che, in una situazione di grande inflazione, riuscire a ridurre il costo della macchina nel suo complesso richiede uno sforzo doppio. Ma il plauso che deve essere rivolto all’Amministrazione Senato è legato anche al fatto che, nonostante le dinamiche di pensionamento e le fuoriuscite di personale, l’efficienza e l’efficacia è rimasta sempre altissima. Questo ovviamente comporta uno sforzo enorme da parte della macchina amministrativa, che deve garantire la stessa efficacia ed efficienza ma con un numero inferiore di risorse umane. Risulta dunque fondamentale il tema dei concorsi e delle assunzioni, perché non si può pretendere sempre di più da una macchina che riduce il proprio personale. Per questa ragione rinnovo ulteriormente il plauso, sempre attraverso il segretario generale, dottor Toniato, allo sforzo che l’Amministrazione Senato sta facendo.
Ciò detto, senza voler sporcare il mio intervento, vorrei però replicare, per il suo tramite, Presidente, ad alcune considerazioni che il collega Scalfarotto ha fatto poc’anzi.
Vede, senatore Scalfarotto, nessuno può pensare che la democrazia non abbia un costo e che la macchina amministrativa che garantisce l’esercizio della democrazia non abbia un costo. Quindi, noi siamo molto favorevoli ad aumentare i costi per migliorare l’efficienza e l’efficacia della dell’amministrazione del Senato e anche a favore dei collaboratori dei Gruppi parlamentari.
È chiaro che pensare di intervenire sulla dignità del lavoro dei collaboratori parlamentari ha un costo per l’amministrazione. Fare i concorsi e fare assunzioni ha un costo per l’Amministrazione. Questi non sono sprechi, non sono privilegi, sono i costi legittimi dell’attività politica e dell’attività istituzionale della Camera alta della nostra Repubblica. Altra cosa è comprare libri o cose peggiori con i fondi dei gruppi, cosa che, purtroppo, la politica in questi anni ha portato all’attenzione delle cronache in modo sempre evidente. Una cosa è dire che la democrazia ha un costo e che questo deve essere sostenuto. Altra cosa è che bisogna sostenere un costo eccessivo per gli sprechi.
Non è corretto paragonare ciò che accade al Senato della Repubblica italiana con quello che succede negli Stati Uniti, anche relativamente alle spese di esercizio del mandato. Gli Stati Uniti sono un Paese che ha diverse centinaia di milioni di abitanti e 100 senatori, che hanno dei collegi elettorali enormi. Pertanto, avranno necessità di sostenere dei costi, per l’esercizio del proprio mandato, superiori a quelli dei senatori italiani.
Da parte nostra, dunque, ci sarà sempre un supporto a tutti gli investimenti necessari al funzionamento della democrazia e al funzionamento delle amministrazioni che reggono la democrazia, ma certamente non saremo mai dalla parte degli sprechi della politica. (Applausi).
CAMUSSO (PD-IDP). […] Il primo elemento che vorrei sottolineare, anche frutto di un lavoro fatto dai senatori Questori, ma fatto dalla sollecitazione e fatto dall’amministrazione, è quello di guardare al lavoro all’interno della struttura del Senato secondo il principio che una delle ragioni per cui il lavoro sia buono è che le condizioni in cui lo si esercita siano positive. È quindi giusta l’attenzione che è stata messa al tema del rinnovo degli appalti e alle condizioni di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici in appalto, che non sono altro dai lavoratori e delle lavoratrici direttamente dipendenti dal Senato o da coloro che dipendono dai parlamentari nella forma degli assistenti parlamentari. Era un pezzo che mancava nel ragionamento del personale e dell’attenzione a questo tema. Il fatto che ci si avvii al regolamento e alla definizione non va interpretato solo come una modalità per dare a quelle singole persone un contratto e ai senatori e alle senatrici delle condizioni migliori per avere dei contratti regolari. Va considerato che dare dignità al lavoro, mettere le persone nelle condizioni di lavorare positivamente, di essere visibili e riconosciute è una condizione di efficienza per tutti noi, ma è soprattutto utile all’istituzione per dare il buon esempio, perché non è mai raccomandabile che da un’istituzione del Paese venga il segnale che si è disattenti al lavoro, alle condizioni, alla contrattualizzazione, alla condizione di previdenza. Ogni tanto ce lo dimentichiamo, ma molto viene guardato da questo punto di vista.
Siccome io sono tra chi è convinto che fare politica, poter governare un Paese, esercitare la democrazia abbia dei costi e delle responsabilità, ritengo che sulle responsabilità bisogna soffermarsi perché la demagogia della politica come pura gratuità non ha mai funzionato. Quello che si può e si deve pretendere dalla politica è una buona amministrazione, una ragionevolezza dei suoi comportamenti, ma soprattutto la responsabilità che quelle risorse non determinino nessuna distorsione, nessun peggioramento delle condizioni di nessuno. […]
IANNONE (FdI). […] Gli impegni presi con l’approvazione degli ordini del giorno nella precedente sessione sono stati mantenuti: uno su tutti, la disciplina che regola il rapporto e il trattamento economico dei collaboratori dei senatori in relazione all’attività svolta. […]