Proposta AICP per il riconoscimento dello status giuridico dei collaboratori parlamentari
Ad oggi, è grave ed anomalo che la figura lavorativa del collaboratore parlamentare ancora non abbia ricevuto un riconoscimento formale che ne stabilisca regole per l’accesso, diritti e doveri, come previsto presso il Parlamento europeo con una specifica disciplina entrata in vigore già dal 2009.
Eppure, si tratta di lavoratori che assumono importanti responsabilità e svolgono delicate mansioni nel coadiuvare gli eletti, per lo svolgimento delle funzioni legate al mandato parlamentare.
Il riconoscimento formale di una figura lavorativa già esistente, va incontro ad una fondamentale esigenza che è quella di qualificare l’occupazione per favorire corretti e proficui rapporti tra il lavoratore e il datore, tesi a contribuire allo sviluppo del settore in cui si opera. Iniziative normative finalizzate al predetto scopo sono ancor più necessarie qualora si tratti, come nel caso di specie, di una figura lavorativa che svolge le proprie attività nelle solenni stanze del Parlamento e che è destinata a gestire interlocuzioni e relazioni con gli uffici delle Istituzioni.
Conferire uno status giuridico ai collaboratori parlamentari attribuirebbe dignità ad una professione, rispetto alla quale, proprio l’assenza di una disciplina, ha determinato troppi pregiudizi che ledono tali lavoratori e l’immagine del Parlamento.
Inoltre, il riconoscimento di questa figura lavorativa valorizzerebbe le competenze di quei professionisti che da anni, con correttezza e competenza, svolgono la professione di collaboratori e che si sono dimostrati fondamentali risorse per lo svolgimento dei lavori parlamentari. Sul punto, infatti, si fa presente che all’interno del Parlamento vi sono collaboratori con un’esperienza ultraventennale che, solo grazie alle loro riconosciute competenze, sono riusciti a ricollocarsi nelle diverse legislature che si sono susseguite.
L’assenza di tale inquadramento giuridico genera, notoriamente, una moltitudine di ambiguità ed irregolarità nel rapporto di lavoro tra collaboratore e parlamentare, che il servizio di consulenza legale offerto, gratuitamente, da Aicp si trova troppo spesso ad accertare.
Al riguardo, anche alcune recenti inchieste giornalistiche hanno fatto emergere casi di sfruttamento in cui il collaboratore veniva vessato con richieste di prestazioni lavorative palesemente estranee alle attività legate al mandato parlamentare, poiché collegate ad esigenze strettamente personali del datore/parlamentare.
È necessario eliminare ogni ambiguità determinata dall’assenza di regole e che incentiva un utilizzo distorto delle risorse destinate all’esercizio del mandato, che non possono essere impiegate per avvalersi di personale a cui assegnare mansioni oggettivamente estranee all’attività parlamentare e politica.
Nondimeno, bisogna altresì escludere situazioni in cui potrebbe essere il collaboratore ad abusare del proprio ruolo ai danni dell’Istituzione.
A titolo di esempio, si ricorda che, di recente, è emerso il caso di un collaboratore - attualmente condannato per associazione mafiosa e falso - che sfruttava le prerogative del proprio datore/parlamentare - previste all’art. 67, della legge n. 354/1975 - per svolgere visite nelle carceri ed incontrare i boss detenuti al 41 bis con i quali, a quanto è dato sapere, pianificava iniziative illecite.
È chiaro che l’assenza di una disciplina - a tutela sia del collaboratore che del parlamentare/datore - che individui e circoscriva le prestazioni, i diritti e i doveri legati all’esercizio della professione, favorisce condotte e atti illegittimi.
La necessità di introdurre delle regole risponde anche ad ovvi motivi di trasparenza sul personale scelto dagli eletti, che viene retribuito con risorse pubbliche.
Infatti, in una recente sentenza del 17 marzo 2021, emessa dal Tribunale di Roma, il giudice, nel decidere su una vicenda legata al licenziamento illegittimo di un collaboratore parlamentare, ha affermato che rispetto al rapporto di lavoro in questione “risponde all’interesse del cittadino conoscere le modalità con cui i parlamentari esercitano il loro mandato”.
Ed ancora, l’esigenza di disciplinare la figura del collaboratore è divenuta ancora più urgente a seguito dell’approvazione definitiva, mediante referendum del 2020, della legge costituzionale n. 1/2020 che ha drasticamente ridotto il numero dei parlamentari e che richiede anche di riconsiderare la figura del collaboratore, per garantire un adeguato supporto all’attività dei parlamentari, nell’ambito di una disciplina che, si ribadisce, riconosca formalmente questa figura lavorativa.
Tanto premesso, si propongono nel documento allegato alcune disposizioni allo scopo di introdurre lo status giuridico del collaboratore parlamentare.
Tale proposta rappresenta un mero testo base utile a pervenire, a stretto giro e in accordo con la Presidenza, ad un testo definitivo che possa essere oggetto di una delibera dell’Ufficio di Presidenza.
(a cusa dell'Avv Paola de Majo, membro del direttivo di AICP)