I collaboratori parlamentari nel diritto pubblico italiano e comparato
Di seguito pubblichiamo la Dedica e l'Introduzionedella tesi "I collaboratori parlamentari nel diritto pubblico italiano e comparato" discussa nell'anno accademico 2017/2018 dal dott. Davide Cima presso la Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione, Corso di laurea in Scienze delle Amministrazioni e delle Politiche Pubbliche, Cattedra di Diritto Pubblico corso avanzato.
L'Autore ha espressamente consentito alla pubblicazione integrale; il documento è liberamente scarcabile, ogni utilizzo dei contenuto è subordinato alla citazione: del titotolo dell'elaborato, dell'autore, dell' Università e della Cattedra che ha presieduto alla elaborazione.
Le conclusioni scientifiche a cui perviene l'autore non impegnano l'Associazione.
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Dedica
Alla AICP (Associazione italiana collaboratori parlamentari), di cui mi
piacerebbe diventare socio un giorno, che nella persona della
Presidentessa Valentina Tonti mi ha supportato dall'inizio della stesura
fornendomi indicazioni e materiali necessari.
Introduzione
La nascita della AICP (Associazione italiana collaboratori parlamentari), che
svolge di fatto una funzione di sindacato e di rappresentanza della categoria,
nonché lo scoppio di alcuni scandali portati alla luce dalle più svariate testate
giornalistiche nazionali, hanno dato slancio ad una nuova stagione di
rivendicazioni da parte dei collaboratori parlamentari (c.d. “portaborse”).
Secondo le rimostranze dell’associazione infatti, quella dei collaboratori
parlamentari sarebbe una professione bistrattata dalla politica, ma senza la
quale la politica non potrebbe esistere; la battaglia portata avanti
dall’associazione è quella di giungere finalmente ad una regolamentazione
della professione.
Ad oggi infatti, è pacifico che la normativa in materia sia inesistente, e la
dimostrazione è rinvenibile nei contratti di lavoro depositati presso gli Uffici
di presidenza delle due Assemblee parlamentari. Gli Onorevoli, infatti, hanno
trovato i modi più assurdi per assumere i loro collaboratori: contratti precari,
co.co.co., co.co.pro., finanche al pagamento in nero delle prestazioni
lavorative.
L’obiettivo della seguente ricerca consiste nel partire dalle disposizioni degli
Uffici di Presidenza di Camera e Senato per capire come il problema sia stato
affrontato (o evitato) dalla politica. Si analizzerà la tipologia di rapporto di
lavoro intercorrente tra parlamentare e collaboratore, tenendo come punto
fermo la recente sentenza del Tribunale di Roma sulla controversia tra il
deputato Paolo Bernini e il suo ex collaboratore Lorenzo Andraghetti, la quale
ha storicamente riconosciuto la natura subordinata del rapporto di lavoro tra
parlamentari e collaboratori. Si valuteranno le varie proposte di legge
depositate in entrambi i rami del Parlamento, analizzandone i benefici e le
eventuali criticità. Inoltre, in una prospettiva comparativistica, si confronterà il
nostro modello con quelli di Regno Unito, Francia, Spagna, Stati Uniti e
Germania, fino ad arrivare al Parlamento europeo, riconosciuto da più parti
come il modello di riferimento.
Si tenterà infine di proporre una soluzione definitiva, tenendo conto del nostro
particolare periodo storico che impone di limitare il più possibile l'aumento
della spesa pubblica.