Condanna Nicosia mette sotto accuse Camere. Scandalo annunciato

«La condanna in primo grado del dott. Nicosia, ex collaboratore parlamentare della deputata Occhionero, a pochi giorni dal "caso Boldrini" e ferma restando la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva, mette ancora una volta sul banco degli imputati le istituzioni parlamentari e la - pressoché inesistente - disciplina delle Camere in tema di collaboratori parlamentari». Lo afferma José De Falco, presidente dell’Associazione italiana collaboratori parlamentari (AICP).

«Come riportato da fonti di stampa mai smentite, dalle indagini sarebbe emerso che la deputata Occhionero avrebbe depositato alla Camera un contratto da 50 euro mensili, quale retribuzione da corrispondere al Nicosia. Non solo. La stampa sicialiana nel novembre 2019 ha riportato la risposta che l'onorevole Occhionero - sentita in veste di testimone - avrebbe dato ai PM. Alla domanda su come fosse possibile annoverare fra i collaboratori una persona come Nicosia, con alle spalle una condanna a 10 anni e mezzo per traffico di droga, Occhionero avrebbe risposto che alla Camera nessuno fa controlli del genere sui collaboratori».
«Da allora nulla è cambiato, ancora nessuno fa i controlli sui collaboratori, i quali per le Camere esistono solo nel momento in cui devono avere accesso ai palazzi. Nessuna trasparenza sui CV, nessuna pubblicità: la gestione dei collaboratori da parte dei parlamentari è completamente fuori controllo, con la benedizione delle Camere. Il Presidente Fico, la Presidente Casellati e i gruppi politici non hanno nulla da dire su questo stillicidio di "scandali" annunciati, frutto della barbarie contrattuale? Cos'altro deve accadere perché si decidano ad intervenire adottando una disciplina che non faccia precipitare, ogni giorno di più, l'istituzione parlamentare nella considerazione dei cittadini? È arrivato il tempo che l'Europa ispiri, oltre alle manovre economiche, anche la disciplina dei collaboratori parlamentari», conclude De Falco.

La presente nota stampa richiama quanto pubblicato dalla testata agrigentonotizie.it al seguente link.

Per approfondire leggi il precedente comunicato di AICP sulla vicenda.