Coronavirus: collaboratori parlamentari chiedono lo smartworking
"L'emergenza sanitaria da Covid-19 ed il susseguirsi delle misure adottate per riorganizzare il lavoro in ambito parlamentare rendono per l'ennesima volta palese l'inadeguatezza della condizione dei collaboratori parlamentari, privi di regolamentazione e quindi di diritti". Lo afferma il Presidente dell'AICP, José De Falco. "Le amministrazioni di Camera e Senato - ricorda De Falco - hanno disposto per il proprio personale l'impiego delle formule di lavoro agile, peraltro già disciplinate da norme di legge, ma tali previsioni non si applicano ai collaboratori parlamentari, i quali sono a tutti gli effetti dipendenti di oltre novecento potenziali distinti datori di lavoro, ovvero i singoli parlamentari". "La diffusione del Covid-19 ci impone di modificare i nostri stili di vita per tutelare noi stessi e gli altri; in questa fase è quanto mai auspicabile che i collaboratori dei parlamentari possano svolgere le proprie attività in sicurezza, accedendo al lavoro agile da casa", aggiunge Paola de Majo, membro del direttivo di AICP, che spiega: "abbiamo scritto ai deputati e ai senatori per sensibilizzarli e documentarli su questo importante tema, anche alla luce delle disposizioni contenute nel dpcm del 4 marzo 2020. Il lavoro agile - prosegue De Majo - è una modalità prevista dalla legge, cui possono far ricorso tutti coloro che hanno un rapporto di lavoro subordinato". "Purtroppo l'anomalia del Parlamento italiano, dove manca una disciplina chiara della figura dei collaboratori parlamentari - conclude il presidente De Falco - emerge con maggior forza in queste situazioni, in cui non tutti godono degli stessi diritti e la scelta della modalità lavorativa è lasciata esclusivamente alla volontà del singolo parlamentare. La riforma della regolamentazione dei collaboratori è ogni giorno più urgente"
Il comunicato è stato ripreso online da ASCA e Yahoo Finance